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Un po’ di Hollywood a Venezia: il cast di “Birdman” in Laguna

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Birdman è il primo ad essere proiettato tra quelli in concorso per il Leone d’oro 2014. Per presentare il film sono approdati in Laguna il regista messicano Alejandro Gonzalez Iñárritu e il cast quasi al completo.

Padroneggiava il gruppo un abbronzatissimo Michael Keaton, appena tornato dall’Africa, al suo fianco un ringalluzzito Edward Norton e le bellissime Emma Stone, Andrea Riseborough e Amy Ryan. All’appello mancava solo Naomi Watts.

Birdman è la storia di un attore hollywoodiano che cerca di ristabilire la sua fama e il suo ego, ormai in caduta libera dopo il successo raggiunto con un ruolo da supereroe, unico per cui viene riconosciuto, rilanciando a 60 anni la sua carriera a Broadway. Il genere è quello della commedia nera, in cui si ride, sbeffeggiando l’idea di successo odierna, tutta social network, e i blockbuster che invadono le sale, ma si pensa alla vita, perché come ha detto il regista in conferenza “tutti noi abbiamo un Birdman dentro”.

Il regista di Babel e 21 grammi torna al cinema con un nuovo genere, riservando come sempre un occhio di riguardo alla cifra stilistica che in questo caso, essendo il film ambientato dietro il sipario, si avvicina molto ad un linguaggio teatrale, utilizzando per il 90% del film solo piani sequenza: “Dopo tanti film drammatici, che hanno molto di messicano, volevo un po’ di deserto. Con Birdman volevo riposarmi e andar via da una zona in cui mi sentivo sicuro. Volevo far ridere e provare una nuova strada, questa scelta mi ha dato soddisfazione e soprattutto un vero sollievo”. Iñárritu ha poi aggiunto che sin da subito ha pensato al film in modo sperimentale: “perché se non ci si espone non si va avanti”.

La scelta di Michael Keaton per il ruolo di Riggan Thomson non è avvenuta a caso. Di sicuro l’essere stato il primo Batman ha influenzato la scelta: “Michael è stato il pioniere del supereroe globale. Inoltre la sua abilità e sicurezza, che lo fanno navigare fra il dramma e il comico in modo naturale mi hanno indirizzato verso di lui. Non c’era scelta, era lui quello di cui avevo bisogno” ha aggiunto il cineasta messicano.

Un film in cui ci si riconosce, perchè ognuno di noi ha le proprie debolezze: “Volevo che il pubblico si sentisse nelle scarpe dei personaggi, per sentire lo sforzo claustrofobico con cui Riggan vive la sua mediocrità. Birdman è la storia di qualsiasi essere umano che ogni giorno si scontra con la realtà. Il pubblico può confrontarsi con la pazzia del personaggio dal proprio punto di vista”.

L’impianto teatrale, che ricorda non da lontano la piéce teatrale “Rumori fuori scena” di Michael Frayn, ha permesso agli attori di raggiungere una grande intimità sul set come ha raccontato Edward Norton: “Quando si lavora in questo modo ci si affida gli uni agli altri, non solo fra attori ma anche con i tecnici. Ogni ripresa crea una continuità collaborativa, nonché un’allegria sul set, e ogni fine ripresa è una festa per il risultato raggiunto dopo ore di sforzo”. Un modo di fare cinema che permette che “la magia continui” come ha detto Andrea Riseborough. Un film in cui si respira da vicino il calore o la freddezza dei rapporti umani: “il film è tagliato per rispecchiare la vita reale e riprendere esattamente come le interazioni accadano” ha poi aggiunto l’attrice.

Una tecnica registica che non permetteva errori come ha spiegato Iñárritu: “Qui nessuno ha avuto la possibilità di nascondere alterare ed eliminare gli errori. Quello che vedete è la verità. Abbiamo fatto molte prove per raggiungere una grande precisione in scena. Girare questo film è stato come cammiare tra due grattacieli su un filo senza rete. È stato fantastico”. Una soddisfazione che si legge sui volti di tutti gli attori, tanto che Emma Stone ha dichiarato che se potesse ricomincerebbe a girare esattamente lo stesso film.

Birdman è un film “audace e pazzo” come ha detto il protagonista, Michel Keaton: “Il mio personaggio è patetico ed eroe allo stesso tempo e ogni spettatore ha la possibilità di partecipare al film riconoscendosi in lui”. Inoltre vi è impressa sul fondo una feroce critica al cinema blockbuster, pieno di supereroi e youtubers, nonchè ai giornalisti, con le cui critiche viene influenzata la riuscita di un progetto, eleggendo a successi solo i film che fanno incasso. “Non leggo mai le recensioni, forse per pigrizia”, ha spiegato Keaton. “E poi quello che dicono i critici non è mai vero”.

Farefilm.it

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