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12 Anni Schiavo – la recensione

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1841.
Solomon Northup, nero, è uomo libero. Lavoro, famiglia, rispettabilità, progetti. A Washington viene rapito quindi venduto come schiavo nello Stato della Lousiana dove è praticato lo schiavismo e dove lo sarà ancora fino al 1865. Ha così inizio, con il nuovo nome di Solomon Platt, il suo incubo durato dodici anni. Vicenda raccontata dal vero Northup in un libro autobiografico caposaldo della letteratura americana di fine ‘800.

Steve McQueen adotta questo materiale e ne rispetta l’intento formativo concentrandosi sulla narrazione senza caricare oltremodo i molti personaggi che propongono ognuno un preciso semplice ruolo: il ribelle, il malvagio, il traditore, l’illuminato, il dubbioso, la moglie gelosa, l’avido, il pavido, ecc.

All’impegno di Chiwetel Ejiofor nella parte del sofferente Solomon è da preferire la Patsy di Lupita Nyong’o, una delle nove candidature all’Oscar del film, mentre al produttore Brad Pitt è riservato il ruolo positivo dell’abolizionista che innesta l’epilogo della storia.

I ripetuti flashback permettono a McQueen di iniziare la storia dalla metà del periodo di schiavitù movimentando quanto basta un racconto che mette alla prova lo spettatore costretto in oltre due ore di spettacolo. Una particolare attenzione alle pene corporali e alla disciplina d’obbedienza dovuta dagli schiavi ai loro padroni accentua i toni drammatici e accarezza la coscienza dello spettatore.

Un prodotto di qualità come nelle migliori produzioni americane, didascalico, senza eccessi creativi se non fosse per le musiche del collaudato Hans Zimmer (vi ricordate i ‘Krisma’?) felicemente distanti dalle melasse sinfoniche che Hollywood riserva ai polpettoni storici. Un ottimo film per introdurre la discussione sul tema delle schiavitù nelle scuole. Per completare la visione infatti, oltre a stigmatizzare quei tempi lontani in terre lontane che hanno coinvolto genti lontane, è bene soffermarsi sulle nuove schiavitù a due passi da casa nostra.

Il collegamento con le nuove forme di sfruttamento è fin troppo facile.
Dai campi di lavoro della Lousiana alla raccolta dei pomodori di Villa Literno il passo è breve e identiche sono le condizioni di lavoro per tempi, condizioni climatiche, pesa del raccolto, salario (annullato dall’avidità dei caporali) e condizioni di vita che, a dire il vero, risultano addirittura migliori sul piano igienico-sanitario nell’America dell’800 di quanto si trovi nelle baraccopoli improvvisate dei campi nostrani.

E se capitasse a noi essere il Northup del 2014?

Il film è candidato a ben nove premi Oscar, tra cui miglior film, miglior regia e miglior attori non-protagonisti Michael Fassbender e Lupita Nyong’o e dato da molti come super favorito per il premio finale.

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Art Spettacoli

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