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Dal 6 Novembre al Piccolo Teatro Grassi, The country

TheCountryOR_Morante,Alberti
 

Piccolo Teatro Grassi (via Rivoli 6 – M2 Lanza)

Pubblicità / tel: +39 3460730605

dal 6 al 17 novembre 2013
The country

di Martin Crimp
traduzione Alessandra Serra
regia Roberto Andò
con Laura Morante, Gigio Alberti, Stefania Ugomari Di Blas
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Agata Cannizzaro
produzione Teatro Stabile dell’Umbria, Fondazione Brunello Cucinelli
in collaborazione con Nuovo Teatro

Dal 6 al 17 novembre 2013 al Piccolo Teatro Grassi, The country è un’enigmatica e affascinante commedia scritta da uno dei più acclamati drammaturghi contemporanei, l’inglese Martin Crimp, e diretta da Roberto Andò. Nei panni della protagonista Laura Morante, raffinata interprete che torna al teatro dove aveva debuttato giovanissima, interpretando Ofelia nell’Amleto di Carmelo Bene; al suo fianco Gigio Alberti. Raccontando una storia di menzogne, di persone legate da inesplicabili sottomissioni, da torbide attrazioni sbilanciate, una storia d’amore tra un uomo e una donna in attesa di redenzione, Crimp offre una visione critica del declino morale della società postmoderna.

Nella casa in campagna in cui ha convocato i tre personaggi della sua commedia, Corinne, Richard e Rebecca, l’autore muove il mistero a partire da un incidente che fa da antefatto all’azione. Richard ha trovato una giovane donna svenuta per strada e l’ha portata in casa, Corinne ha il dubbio che lui la conoscesse già e da qui, passo dopo passo, lo spettatore verrà informato che la coppia è da tempo ostaggio di un altro ospite inquietante.

“Se dovessi dare una definizione di The country”, spiega Andò, “sceglierei proprio quella di thriller filosofico o di giallo morale. Le strade che Crimp ci fa prendere in quanto spettatori, attori e regista, sono strade che, lasciandoci spiare i pensieri oscuri dei personaggi, narrando la vita di quei personaggi come segmenti allucinati di una trama in cui non c’è spazio per la verità, riflettono sul senso della vita, sulla sua plausibilità, ponendoci interrogativi che vanno oltre la vita. Per esempio, sulla trascendenza delle nostre azioni, su come i nostri piccoli atti immorali si spengano senza testimoni, o senza relatori, lasciando riverberare il monito silenzioso di un oggetto superstite. Sul nostro lento sfumare per gli altri nel nulla. Sull’abilità con cui usiamo le parole per nascondervi i nostri veri pensieri. Sui crimini virtuali e su quelli reali che continuamente perpetriamo, e sulla colpa che ci accompagna, sottile come una pena da scontare. Su come, pur irretiti dalla menzogna, ci ostiniamo a ricercare nell’amore barlumi di verità”.

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