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“Volo nove zero tre. Emil Zátopek: il viaggio di un atleta”

Como
 

Piccolo Teatro Studio (via Rivoli 6 – M2 Lanza),
dal 14 al 17 aprile 2014

Volo nove zero tre. Emil Zátopek: il viaggio di un atleta
progetto di Stefano Annoni da una suggestione di Renata Molinari
testo di Maddalena Mazzocut-Mis
con Stefano Annoni e Daniele Gaggianesi
regia Massimiliano Speziani
assistente alla regia Anna Maini
direttrice di produzione Marta Galli
Produzione ArteVOX e ASLICO, Teatro Sociale di Como
in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano
con il patrocinio del CONI LOMBARDIA e del CONI Comitato Provinciale di Como

Dopo il debutto dello scorso anno al Teatro Sociale di Como, che ha sostenuto fin dall’inizio lo spettacolo e ha partecipato alla sua realizzazione, Volo nove zero tre arriva all’importante traguardo del suo debutto milanese al Piccolo Teatro. Lo spettacolo, pensato per una fruizione non tradizionale, cioè non frontale ma “a tutto tondo”, come se ci si trovasse in un’arena sportiva, è da subito sembrato adatto ad essere ospitato all’interno di una struttura architettonica unica nel suo genere come quella del Teatro Studio, dove sarà in scena dal 14 al 17 aprile 2014.
Prima delle repliche di martedì 15 e mercoledì 16 aprile, verrà presentata una lezione-spettacolo dedicata ad un pubblico di studenti delle scuole superiori sul tema della relazione tra sport e politica. Il testo della lezione-spettacolo è il risultato di un laboratorio che la compagnia ArteVOX ha realizzato con un gruppo di studenti dell’Università degli Studi di Milano con il sostegno del COSP (Dipartimento di Beni Culturali
e Ambientali e Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute).
È con il numero 903 che l’atleta cecoslovacco Emil Zátopek (1922-2000) ai Giochi Olimpici di Helsinki del 1952 vince tre medaglie d’oro e consegue i record del mondo nelle tre differenti discipline della corsa: 5.000 metri, 10.000 metri e la maratona. Impresa unica, memorabile, quella maratona che decide di correre all’ultimo momento: “Se vuoi vincere corri i cento, se vuoi vivere corri la maratona”. Vive Emil, ma la fatica della vita si vede tutta: sul volto, sulle spalle, nelle gambe. Si contrae, si contorce. Ansima, sbuffa, digrigna, stride come una locomotiva. La locomotiva umana, come era stato soprannominato. Nessuno stile, tutta forza. Corre anche nella vita Emil, attraverso la storia del suo Paese, la Cecoslovacchia, e non sfugge a nulla: al regime, alla primavera di Praga, al suo declino. Eppure, convinto di avere incontrato la fortuna e di avere vissuto la vera vita, sorride. Anche quando il regime lo confina in Siberia, per 7 anni ai lavori forzati nelle miniere di Uranio, dopo che si era schierato con i rivoluzionari firmando il Manifesto delle Duemila Parole durante la Primavera di Praga nel 1968. Anche quando, rimpatriato, lo mettono a fare il netturbino e mentre passa i sacchi ai suoi compagni, tutti escono dalle case per vederlo e lui corre, corre ancora… dietro il camion della spazzatura.

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