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“Tre sorelle”, regia di Emiliano Bronzino – dal 7 al 19 marzo

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Piccolo Teatro Studio Melato (Via Rivoli, 6 – M2 Lanza), dal 7 al 19 marzo 2017

Tre sorelle

di Anton Čechov

regia Emiliano Bronzino

con

Andrèj Sergèevič Prozorov Alberto Onofrietti

Natal’ja Ivànovna, sua fidanzata, poi moglie Marcella Favilla

Ol’ga, sorella di Andrèj Sergèevič Fiorenza Pieri

Maša, sorella di Andrèj Sergèevič Maria Alberta Navello

Irina, sorella di Andrèj Sergèevič Maria Laura Palmeri

Fëdor Il’íč Kulygin, professore di ginnasio, marito di Maša Stefano Moretti

Aleksàndr Ignàt’evič Veršinin, tenente colonnello Massimo Reale

Nikolàj L’vovič Tuzenbach, barone, tenente Riccardo Ripani

Vasilij Vasíl’evič Solënyj, capitano Alessandro Meringolo

Ivàn Romànovič Čebutykin, medico militare Graziano Piazza

Aleksèj Petrovič Fedotik, sottotenente Vincenzo Paterna

Ferapònt, vecchio usciere della giunta provinciale Riccardo De Leo

Anfisa, ex bambinaia, vecchia ottantenne Gisella Bein

scene Francesco Fassone

costumi Chiara Donato

luci Massimo Violato

produzione Fondazione Teatro Piemonte Europa

Orari: martedì, giovedì e sabato, 19.30; mercoledì e venerdì 20.30; domenica 16. Lunedì riposo.

Mercoledì 15 e giovedì 16 marzo, ore 15 (pomeridiana per le scuole).

Incentrato sul tema del tempo e sull’incapacità delle tre protagoniste di viverlo in armonia, Tre sorelle è una straziante riflessione su come l’impossibilità di essere felici sia sovente un esito perseguito con accanimento.

In Tre Sorelle, una produzione TPE dopo il fortunato Zio Vanja, il vero cuore pulsante della scrittura sta nelle cose non dette, la vera anima dei personaggi. Un testo dai molteplici livelli interpretativi “simbolici” il cui tema centrale è il tempo.

L’atteggiamento contraddittorio con cui le tre protagoniste vivono lo scorrere dei giorni ci viene presentato da Čechov fin dalla prima battuta del testo: il tempo in cui vivono i personaggi è uscito dai suoi binari e invece di proseguire in maniera lineare pare bloccato in un circolo chiuso, in un eterno ripetersi della stessa situazione. Un blocco dove il futuro è qualcosa che si può sognare, a volte immaginare, ma che sembra sempre rimanere lontano e che non si può mai raggiungere. L’unica via di fuga sembrerebbe Mosca, un luogo del ricordo, cristallizzato, e verso cui tutte e tre le protagoniste vorrebbero poter scappare, ma di cui a malapena si ha memoria e che vive totalmente relegato nel passato. Come se il futuro sognato dalle tre non fosse altro che un passato di cui non si ricorda quasi più nulla, in cui la chiave della felicità sembra a portata di mano, ma allo stesso tempo chiaramente impossibile da raggiungere.

Scrive Emiliano Bronzino: «In Tre Sorelle ho la netta impressione che i personaggi non esistano, che la storia raccontata alluda a qualcosa d’altro. Basta pensare ai continui rimandi, anticipazioni e strani giochi allusivi che Čechov semina in tutto il testo. Alla strana sensazione di un’inevitabilità che alla fine lascia attoniti. Al fatto che nessuno dei momenti salienti della trama avvenga in scena, ma sempre fuori scena, in un luogo e in un tempo indefinibile. E soprattutto al fatto stranissimo che l’azione scenica abbia continuamente degli spostamenti dal piano reale a un piano non gestibile su soluzioni naturalistiche. Resta alla fine un interrogativo grosso sul significato della vita, e su quello bisogna lavorare, lavorare…».






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