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Torna “Le voci di dentro” con i fratelli Servillo

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Milano, Piccolo Teatro Strehler (largo Greppi 2 – M2 Lanza)
dall’11 novembre al 7 dicembre 2014
Le voci di dentro
di Eduardo De Filippo, regia Toni Servillo
scene Lino Fiorito, costumi Ortensia De Francesco
luci Cesare Accetta, suono Daghi Rondanini
aiuto regia Costanza Boccardi

coproduzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Teatro di Roma, Teatri Uniti

Foto di scena Fabio Esposito

Le voci di dentro di Eduardo De Filippo torna al Piccolo per un mese, dall’11 novembre al 7 dicembre, questa volta sul grande palcoscenico del Teatro Strehler (aveva debuttato in prima nazionale nella sala storica di via Rovello, il 27 marzo 2013). Al secondo anno di tournée – in oltre 30 città italiane e del mondo, tra le quali Chicago, San Pietroburgo, Parigi, Londra, Madrid – che proseguirà fino al 25 aprile 2015 nei teatri di Barcellona, Napoli, Roma, Thionville (Francia), Saarbrücken (Germania), Liegi, Lione, Budapest, contando oltre 320 repliche – lo spettacolo, diretto da Toni Servillo, ha conquistato il pubblico e la critica, registrando ovunque il tutto esaurito.
L’allestimento di Le voci di dentro ribadisce e rinnova l’ultradecennale rapporto del Piccolo con Teatri Uniti, segnato da spettacoli ospitati come Tartufo di Molière, Le false confidenze di Marivaux, Chiòve e Jucatùre entrambi di Pau Mirò, Manca solo la domenica di Licia Maglietta da un testo di Silvana Grasso, Magic People Show di Giuseppe Montesano, gli eduardiani Sabato domenica e lunedì per la regia di Toni Servillo e Dolore sotto chiave diretto da Francesco Saponaro, e coronato dallo straordinario successo e dalla lunga, fortunata tournée internazionale della coproduzione della Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni.
Toni Servillo-Alberto Saporito è affiancato sulla scena da Peppe Servillo-Carlo Saporito, fratelli anche nella finzione teatrale. Con i Servillo una folta compagnia di bravissimi attori di diverse generazioni: Chiara Baffi, Betti Pedrazzi, Marcello Romolo, Lucia Mandarini, Gigio Morra, Antonello Cossia, Vincenzo Nemolato, Marianna Robustelli, Daghi Rondanini, Rocco Giordano, Maria Angela Robustelli, Francesco Paglino.
“Eduardo De Filippo è il più straordinario e forse l’ultimo rappresentante di una drammaturgia contemporanea popolare”, spiega Toni Servillo. “Dopo di lui il prevalere dell’aspetto formale ha allontanato sempre più il teatro da una dimensione autenticamente popolare. È l’autore italiano che con maggior efficacia, all’interno del suo meccanismo drammaturgico, favorisce l’incontro e non la separazione tra testo e messa in scena. Affrontare le sue opere significa insinuarsi in quell’equilibrio instabile tra scrittura e oralità che rende ambiguo e sempre sorprendente il suo teatro. Il profondo spazio silenzioso che c’è fra il testo, gli interpreti e il pubblico va riempito di senso sera per sera sul palcoscenico, replica dopo replica”.
“Le voci di dentro”, continua Toni Servillo, “è la commedia dove Eduardo, pur mantenendo un’atmosfera sospesa fra realtà e illusione, rimesta con più decisione e approfondimento nella cattiva coscienza dei suoi personaggi, e quindi dello stesso pubblico”.
L’assassinio di un amico, sognato dal protagonista Alberto Saporito, che poi lo crede realmente commesso dalla famiglia dei suoi vicini di casa, mette in moto oscuri meccanismi di sospetti e delazioni. Si arriva a una vera e propria “atomizzazione della coscienza sporca”, di cui Alberto Saporito si sente testimone e al tempo stesso tragicamente complice, nell’impossibilità di far nulla per redimersi.
Eduardo scrive questa commedia sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale, ritraendo con acutezza una caduta di valori che avrebbe contraddistinto la società, non solo italiana, per i decenni a venire.
“E ancora oggi”, conclude Servillo, “sembra che Alberto Saporito, personaggio-uomo, scenda dal palcoscenico per avvicinarsi allo spettatore dicendogli che la vicenda che si sta narrando lo riguarda, perché siamo tutti vittime, travolte dall’indifferenza, di un altro dopoguerra morale”.
Uno spettacolo imperdibile, un affresco corrosivo della nostra società, in cui l’odio e l’invidia sono i convitati di una cena che si consuma ogni giorno tra ipocrisia e corruzione morale. Una commedia scritta nel 1948 ma dal forte sapore profetico, capace di evocare drammaticamente il presente.

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