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“Le donne gelose” di Giorgio Sangati, dal 13 al 29 ottobre

1475069968_Le donne gelose_Toffolatti2_fotoAttilioMarasco

Piccolo Teatro Studio Melato (via Rivoli 6 – M2 Lanza), dal 13 al 29 ottobre 2016

Le donne gelose

di Carlo Goldoni

regia Giorgio Sangati

scene Marco Rossi

costumi Gianluca Sbicca

luci Claudio De Pace

trucco e acconciature Aldo Signoretti

Personaggi Interpreti

Lugrezia Sandra Toffolatti

Giulia Valentina Picello

Boldo Sergio Leone

Tonina Marta Richeldi

Todero Leonardo De Colle

Orsetta Sara Lazzaro

Chiaretta Elisa Fedrizzi

Baseggio Ruggero Franceschini

Arlecchin Fausto Cabra

Siora Fabia Federica Fabiani

Maschere/servitori del ridotto David Amadeus Meden, Daniele Molino, Nicolò Parodi

produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

Prima commedia scritta da Goldoni interamente in veneziano, racconta la vita in un quartiere della Serenissima dove, negli ultimi giorni di Carnevale, un microcosmo decadente di bottegai e mercanti si rovina al tavolo da gioco, nelle penombre del Ridotto.

«È un mondo chiuso – spiega il regista – claustrofobico, senza contatti con l’esterno. I rapporti umani sono miseri, ipocriti; le relazioni corrose, ammuffite, perennemente condizionate da motivi economici; l’intimità è squallida, segnata da insulti e botte. Imperano il culto del denaro e una fiducia ossessiva nell’azzardo: solo la sorte infatti può alleviare l’angoscia di (ri)cadere nella miseria, ma si tratta di un sollievo temporaneo per un mondo dal destino ormai segnato. Nessuno lavora, ma le energie si sprecano, tutti si affannano, si inseguono, si consumano, senza trovare una via d’uscita, come in un labirinto in cui si gira a vuoto e si ritorna sempre al punto di partenza».

Goldoni alterna in un montaggio compulsivo interni ed esterni, alto e basso, privato e pubblico: si avverte nel testo una sconnessione, un disordine, l’entropia di una cultura che ha perso definitivamente la sua centralità. Al campiello come luogo di incontro, di scontro, ma anche di festa, si sostituisce il mestissimo Ridotto dove ognuno, protetto dall’anonimato della maschera, può spiare gli altri sperando di non essere riconosciuto. In questa Venezia anomala, a tratti surreale, sulle note del ‘tema della follia’, gli intrighi della vedova Lugrezia scompaginano e ricompongono le esistenze di due nuclei familiari, in un vortice di equivoci grottesco, dove la risata ha il colore nero della farsa.

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