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La ragazza del lago – Andrea Molaioli

Quando giri un giallo, i cliché si sprecano: c’è il commissario dal sesto senso volpino; c’è la moglie malata, c’è il paesello dove tutti sanno tutto ma, ovviamente, non sanno chi è l’assassino; dove l’assassino è l’ultima persona – o almeno non la prima – che ti aspetteresti; dove uccidere è facile, ma facile veramente, e c’è sempre una bella ragazza che perde la vita per un motivo assurdo, all’inizio impensabile.
La ragazza del lago è così: un film da manuale. Non ci sono grandi sorprese e non ci sono nemmeno grandi trovate. Andrea Molaioli dirige con calma e precisione, come un chirurgo che deve ripetere un intervento che ha già fatto milioni e milioni di volte. L’asso nella manica è Toni Servillo, il migliore caratterista, probabilmente, d’Italia e dintorni. Presente, occhi fermi, un’espressione che racconta una storia, quella di un uomo, poliziotto, marito e padre, coi suoi problemi e le sue disavventure. La sua voce è quella degli uomini di teatro: precisa, calibrata, un tuono che sa quando schiantarsi e un sussurro che trova lo spazio che gli serve. Al suo fianco, c’è un cast di attori bravi, calati nei loro ruoli, che non esagerano mai (tranne, e si tratta davvero di un caso isolato, quando si parla di comparsate veloci).
Il soggetto è ripreso dal romanzo di Karin Fossum, Lo sguardo di uno sconosciuto; alla sceneggiatura Sandro Petraglia, che sceglie finemente le parole. La trama, va ridetto, non è complicata: c’è un presunto caso di rapimento, che poi si rivela essere solo un gioco tra una bambina ed un omone buono ed innocuo; c’è il ritrovamento di un cadavere, la storia di un lago incantato – che dura, ottimamente, appena qualche frames – e ci sono le indagini, svolte a dovere. La storia del commissario Sanzio fa da contorno: un contorno sottile, ben delineato, che non si fa mai pesare.
Tanto di cappello a Valeria Golino e Fabrizio Gifuni, i coniugi Canali nel film; a Omero Antonutti, voce storica del doppiaggio italiano, e alla giovanissima Giulia Michelini, una ventata di freschezza tra le promesse della nuova generazione. La musica di Teho Terardo non si impone: poche note, tutte studiate, ma mai tanto presenti da poter catturare più degli interpreti o della più che buona fotografia di Ramiro Civita.
La ragazza del lago è del 2007, vecchio di almeno 5 anni, ma che rappresenta ancora una delle pellicole più interessanti del panorama contemporaneo: è la risposta alla domanda “che ci vuole per fare un buon film?” Ottimi attori, una trama semplice e umiltà: basta questo, si fa per dire.

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