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I sogni della belle époque

Padova, Palazzo Zabarella

6 settembre – 12 dicembre 2014

Anche quest’anno la Fondazione Bano, negli spazi espositivi di Palazzo Zabarella a Padova, propone una grande mostra che prosegue l’esplorazione, delineata nelle ultime esposizioni, della pittura e della cultura a cavallo tra Ottocento e Novecento. Quest’anno tocca alla retrospettiva di un illustre pittore italiano, Vittorio Corcos (Livorno 1859 – Firenze 1933), il quale fu raffinato e celebre interprete della società, soprattutto mondana, della propria epoca.

Corcos ebbe una vita lunga e ricca di soddisfazioni, riuscendo a guadagnare e far fruttare appieno il talento del suo cuore e delle sue mani: la pittura dolce, fresca e levigata, priva di tormenti e capace di abbellire la realtà testimonia un’esistenza serena e ottimista, in pieno stile positivista e Belle Époque, ma non per questo vacua e futile. Un bel gioco, lungo lo scorrere dei quadri, è riscontrare le varie influenze a cui il pittore si espone, grazie ai suoi numerosi viaggi, ma mantenendo sempre fede alla propria poetica. Mi ha colpito molto il Ritratto di York, un uomo paffuto, visto di profilo la cui figura si staglia su un muro giallo cittadino, piacevolmente imbrattato da figurine stilizzate e frasi irriverenti: la scelta cromatica ricorda i ritratti di Picasso come il Ritratto di Olga in poltrona e, per l’impertinenza della composizione, non mi sarei stupita di leggere che quello fosse il ritratto di un futurista, tipo un Marinetti. Oppure la dolce e quasi decorativa Annunciazione, con un punto di vista inedito, alle spalle della Madonna che attende l’Arcangelo Gabriele, il quale lo si vede arrivare in lontananza lungo il viale alberato e in posizione frontale: il particolare dell’aureola fine, dorata e in prospettiva, tradisce le origini toscane del pittore e la conoscenza della corrente dei Preraffaeliti. Ovviamente gran influenza avranno gli impressionisti, con la pittura “en plein air” anche se, salvo alcuni piccoli paesaggi di Castiglioncello, la località marina dove vivrà i suoi ultimi anni, il pittore non riuscirà mai a sfuggire l’impostazione da atelier, ma accoglierà dai ribelli francesi parte della tecnica pittorica: importanti esempi sono Ore Tranquille, ritratto di una madama con carrozzina che seduta al parco legge un libro e Jeune femme se promenant au Bois de Boulogne, il cui paesaggio alle spalle della ragazza ricorda una pittura di Cezanne.

La mostra, curata da Ilaria Taddei, Fernando Mazzoca e Carlo Sisi, è un’importante occasione per scoprire la pittura e l’eleganza di Corcos, grazie alla presenza di oltre 100 opere, molte provenienti da collezioni private e normalmente non visibili al pubblico. L’esposizione è curata con l’intento di non essere una leziosa carrellata di quadri esposti cronologicamente, ma cerca di far immergere il visitatore nella contemporaneità del pittore.

Corcos, come detto in precedenza, ebbe una vita segnata da molte soddisfazioni: il talento gli fece finire gli studi in pittura a Firenze in breve tempo e fu uno dei più giovani diplomati della sua scuola; riuscì a vincere una borsa di studio e andò a Napoli, dove conobbe l’amico e maestro Domenico Morelli; quest’ultimo riuscì a convincere Corcos a partire per la Francia, dove conobbe molti artisti, come Boldini e De Nittis, di quest’ultimo molto amico; incontrò il gallerista Goupil, che lo prese a libro paga, dando a Corcos la sicurezza di un salario e la vicinanza ad un gruppo di artisti molto apprezzato dal pubblico; visitò Londra e conobbe appieno le atmosfere fumose e cittadine del Nord; ritornò in patria e comprò una bella casa lungo la costa toscana, a Castiglioncello, e si dedicò anche alla cura di alcune mostre e retrospettive dedicate ad artisti suoi amici.

Le prime sale ci fanno entrare nella vita personale del pittore: la moglie Emma Ciabatti, in un delizioso ritratto; le personalità di spicco che il pittore ha ritratto, a testimonianza del fatto di essere uno dei maggiori ritrattisti della sua epoca, richiesto da potenti (Giuseppe Garibaldi, l’Imperatore Guglielmo II di Germania) o da intellettuali e illustri (Giosuè Carducci, Jack la Bolina). Interessante l’Autoritratto di Corcos in età matura, sullo sfondo ben illuminati i pennelli, simbolo della propria arte, e la propria immagine in penombra, appena visibili gli occhi: stride un po’ questa rappresentazione con quelle che si vedranno in seguito, dove gli occhi invece saranno protagonisti e illumineranno tutta la tela. Corcos qui è molto intimista, quasi si percepisse come un registra che dal buio del retro della cinepresa è in grado di scrutare e far affiorare la profonda bellezza dei suoi soggetti.

Salito lo scalone tante saranno le donne che incontrerete nelle sale espositive: Corcos era uno dei più richiesti ritrattisti della borghesia, le dame brutte diventavano belle, quelle belle magnifiche. La caratteristica principale è la cucitura del ritratto partendo dagli occhi: grandi, acquosi e vivi fanno risplendere più dei tessuti e gli ori gli splendidi visi. Ma tra tutte queste dame anche alcuni “cavalieri” si fanno ritrarre: il Ritratto di Mascagni colpisce molto, per la grande abilità di far vibrare una lunga gamma di neri e di esaltare l’affermazione del successo del giovane compositore (da poco trionfante con la Cavalleria Rusticana). Nei ritratti maschili il punto focale sono spesso le mani, delineando una differenza di genere: le donne sono grandi per la propria bellezza e gentilezza d’animo, che si rivela dagli occhi, mentre è il lavoro che identifica l’uomo e si esprime nelle mani.

Al centro della mostra il quadro “Sogni”, icona dell’opera di Corcos, dove una donna fiera guarda davanti a se con animo sognante: la donna è colta, lo dimostrano i libri abbandonati accanto a se, quasi ad indicare che lo sguardo emancipato della donna passa attraverso la conoscenza. Proseguendo si incontrano i grandi ritratti della borghesia dell’epoca, dove le cornici fanno a gara con la pittura per maestria e disegno, in puro stile art nouveau. Tra tutti incantevole il Ritratto di Lina Cavalieri, importante soprano immortalata in teatro, maestosamente vestita e in un momento di trionfo, palesato dai fiori lanciati sul palco dietro a se; oppure la danzatrice Isadora Duncan, in un’iconografia in pieno stile Liberty che potrebbe tranquillamente essere utilizzata come immagine dell’etichetta di una bottiglia d’Assenzio.

L’ultima sala è dedicata alle piacevolezze e solarità del mare, alle opere mature del pittore. Vi sono le celeberrime In lettura sul mare e La famiglia Moschini, ma a colpirmi sono invece due ritratti di bambine.

La prima La Coccolì, è il ritratto della nipotina di forse 5 anni, mentre gioca sulla spiaggia e osserva un granchietto: il punto di vista è all’altezza della bambina, privo di orpelli e fronzoli stilistici, ad indicare la vicinanza affettiva tra il nonno e la nipote. L’altro è il Ritratto di Paolina Clelia Silvia Bondi: opera su tavola, giocato nei toni del verde, ricorda i ritratti di profilo quattrocenteschi, come la dama del Pollaiolo, ma in questo caso la giovane non guarda di fronte a se ma punta i suoi occhi severi verso lo spettatore: in questa pittura Corcos sembra esprimere negli occhi neri della fanciulla la presa di coscienza che hanno i giovani quando passano dall’età infantile all’adolescenza, o forse, a me piace pensare così, la visione di una nuova generazione femminile più indipendente, che sarà l’embrione dell’emancipazione che avrà luogo nel XX secolo.

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