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Il Calapranzi (Evento)

Febbraio 20 @ 18:00 – 19:30 CET
KAST presenta:
IL CALAPRANZI đźŽ
di Harold Pinter
Traduzione di Alessandra Serra
Con: Massimiliano Calabrese, Jacopo Cucurnia
Regia di Massimiliano Calabrese
Grafica e Aiuto regia: Flavio Pomaro
Musiche originali: Gabriele Gentile
Audio-luci: Luigi Di Croce
Con il supporto di Rossella Pantaleo
Dal 18 al 20 febbraio 2022
- Venerdì e sabato ore 21:00
- Domenica ore 18.00
đź“§Info e prenotazioni: caterinaguida1985@gmail.com
Sinossi: 📚
Ben e Gus, due sicari professionisti, si ritrovano rinchiusi in quello che sembra essere un seminterrato di un luogo non precisato. Due personalità contrapposte ma per certi versi anche simili, passano il tempo ponendosi domande, svolgendo azioni apparentemente futili, indagando ed indagandosi, attendono presunti “ordini” che devono arrivare “dall’alto”. Sanno solo che la vittima prima o poi dovrà aprire una porta ed entrare nella stanza. L’attesa è asfissiante, in un crescendo nervoso che li porterà all’epilogo finale…in cui sarà lo spettatore stesso a porsi delle domande e a trovare, forse, delle risposte.
Note di regia: đź“’
“Il calapranzi”, l’ormai classico del teatro dell’assurdo e uno dei testi più rappresentati e indagati del premio Nobel per la letteratura 2005 Harold Pinter, rappresenta per me innanzitutto una sfida. Perché il testo apre e chiude simultaneamente tante porte drammaturgiche e di genere. E’ teatro dell’assurdo, e va bene. Ma è anche commedia, thriller, è il dramma dell’attesa spasmodica, degli spazi dilatati e del tempo “sospeso”. Ben e Gus, i protagonisti della vicenda, sono tutto ed il contrario di tutto, sono umanità allo stato puro, sono innanzitutto personaggi che si pongono domande. Tante domande. Troveranno una risposta? Nel corso dello spettacolo scopriamo che sono sicari che si ritrovano chiusi in un “non-luogo” e aspettano. Degli ordini dall’alto. O forse qualcos’altro? Nella mia ricerca registica, pur mantenendo fede alla drammaturgia originale, attraverso la caratterizzazione dei personaggi e la costruzione delle scene, ho voluto evidenziare in maniera ancora più chiara, che quei dialoghi, quello spazio chiuso in cui sono reclusi, tutto quello che avviene e che non avviene, i silenzi, l’atmosfera creata anche con il contributo della musica appositamente composta e il disegno luci, rimandano tutti ad un qualcosa di più alto…che si staglia all’orizzonte…un viaggio ironico e cupo allo stesso tempo. Cosa? D’altronde, e qui è ancora una volta l’autore stesso che parla… “In altre parole, oltre al noto ed all’ignoto, che altro c’è?”.
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