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“Enigma” con Ottavia Piccolo e Silvano Piccardi, dal 4 al 9 ottobre

1473861105_Enigma 2 (foto L. De Frenza)

Piccolo Teatro Studio Melato (Via Rivoli, 6 – M2 Lanza), dal 4 al 9 ottobre 2016
Enigma.
Niente significa mai una cosa sola
di Stefano Massini
scene Pierluigi Piantanida
luci Marco Messeri
musiche originali Mario Arcari
regia Silvano Piccardi
con Ottavia Piccolo e Silvano Piccardi
produzione Arca Azzurra Teatro e Ottavia Piccolo
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Regione Toscana – Comune di San Casciano Val di Pesa

Dal 4 al 9 ottobre al Piccolo Teatro Studio Melato

L’Enigma della Storia: niente significa mai una cosa sola

Ottavia Piccolo e Silvano Piccardi in scena con un testo di Stefano Massini

Berlino, vent’anni dopo il 9 novembre 1989. In che modo le due Germanie hanno fatto i conti con l’abbattimento del muro che separava l’est dall’ovest? “Grande” e “piccola” Storia si intrecciano nello spettacolo prodotto da Arca Azzurra Teatro e Ottavia Piccolo, in scena al Teatro Studio dal 4 al 9 ottobre 2016.

La chiave di lettura di Enigma sta nel sottotitolo: “niente significa mai una cosa sola”, ogni elemento reale, ogni dato di conoscenza si rivela poi ‘altro’ da ciò che pareva essere.

Ci troviamo a Berlino circa vent’anni dopo quel fatidico 9 novembre 1989, in cui il Governo della Repubblica Democratica Tedesca decretò la soppressione del divieto, per i suoi cittadini, di passare liberamente dall’altra parte del ‘muro’ che fino ad allora aveva diviso in due la città, il paese e il mondo intero. Ed ecco che, caduto il muro, vite, esperienze, certezze, lutti e speranze, si frantumano, si incontrano, si mischiano.

Decifrare il senso della vicenda, sia personale che collettiva, che lega i due personaggi (Hilder, il padrone di casa e Ingrid, la donna cui presta soccorso), è il compito a cui l’autore chiama i personaggi stessi ma anche e soprattutto il pubblico, attraverso la suspense del gioco teatrale, in un crescendo degno di un thriller psicologico. La posta in gioco non è solo la possibilità/capacità di sbrogliare i tanti piccoli enigmi delle due vite che si intrecciano, si scontrano e si confrontano sul palcoscenico, ma quello di penetrare il più grande degli enigmi: quello della Storia stessa.

La messinscena si attiene a un principio di semplicità ed essenzialità che consenta soprattutto l’emergere delle figure dei personaggi e di quanto rovesciano in palcoscenico del proprio vissuto, con la mente, col cuore, con lo smarrimento che li accompagna. Diversi, opposti i loro destini, eppure accomunati dalla condivisione di un mondo che, come dice Stefano Massini nel prologo, nel dissolvere le vite degli uomini nel ‘nuovo’, gli lascia sempre addosso ‘il cadavere di chi erano prima’.

L’allestimento scenico non è descrittivo, ma solo evocativo di un presente terribilmente qualunque e inquietante proprio nel suo essere così poco decisivo. Certamente non risolutivo, né risolto. Perciò l’elemento che contraddistingue la scena, è quello che la vede collocata dentro un vuoto privo di luce e di riferimenti, punteggiato per lo più dall’ossessione di una pioggia che inesorabilmente viene come a spezzare e a sospendere il confronto/scontro in corso tra i personaggi.

Niente significa mai una cosa sola, e poi, ancora in ognuno di questi segmenti almeno uno dei due personaggi mentirà sapendo di mentire: con questi avvertimenti Massini ci invita ad entrare nello studio/casa del sedicente signor Jacob Hilder, e nel rapporto che lo lega indissolubilmente alla signora Ingrid Winz (questo il nome con cui la donna si presenta) che si è trovato costretto ad ospitare…

E in ogni angolo della casa, sospesa in quel vuoto oscuro, l’enigma è il solo fattore unificante: ‘rompicapi, anagrammi, giochi di parole, numeri, lettere: questa casa ne è piena’.

Silvano Piccardi

 

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