Eduardo De Filippo, l’emozione del suo incontro ci accompagna ogni giorno e più passa il tempo dalla sua scomparsa più ci sembra presente. Con la sua scrittura fatta di intuizioni e profezie, critiche e sguardi acuti sul tempo nostro, non quello suo che ci sembra, a volte, lontano. Proprio il tempo nostro sembra presente alla sua scrittura, alle sue commedie, come avesse saputo, ieri, degli imbrogli e delle bugie, della immorale bagarre che confonde i valori e i sistemi della società in cui viviamo. Così le sue battute ci sorprendono e ci ammoniscono. Il teatro di Eduardo vive sui palcoscenici del mondo. Oggi, a trent’anni dalla sua morte.
Ricordarlo è un dovere. E già da queste pagine abbiamo lanciato il nostro grido allarmato, il nostro invito a “fare” in suo nome e per lui. Oltre il suo tempo. Nel nostro.
Calo un velo pietoso sulla magra figura che (per ora?) le Istituzioni che dovrebbero dire e fare hanno fatto. Eppure Eduardo De Filippo è presente ogni giorno per opera di chi ne tiene desto il ricordo e ne rispetta la memoria e il sapere. Attori, registi, studiosi, intellettuali, operatori, organizzatori di eventi, uomini e donne che coniugano il loro lavoro con il sapere con la memoria viva del Teatro, costruiscono ogni giorno qualcosa per celebrare questo anniversario che non deve essere malinconia ma gioia del vivere in teatro oltre il proprio tempo terreno.
Così vive il nostro grande Eduardo, nelle immagini e negli oggetti essi in mostra nella chiesa meravigliosa del centro antico di Napoli. “Eduardo…. luoghi, vita, opere” nelle cappelle della monumentale Chiesa di San Giovanni Maggiore presenta in bel percorso cinquanta “foto di scena” scattate tanti anni or sono da Claudio Garofalo. A queste fotografie, in bianco e nero e a colori, si aggiungono altre immagini “di repertorio” e “foto di famiglia”, locandine, oggetti di scena, costumi, documenti, programmi che Bruno Garofalo, scenografo di tanti spettacoli di Eduardo, ha trovato negli archivi di “casa De Filippo” e nei suoi cassetti. La mostra l’ha voluta la Fondazione Ordine Ingegneri di Napoli ed ha collaborato alla sua realizzazione la Fondazione Eduardo De Filippo, per rendere omaggio «al più grande drammaturgo ed uomo di Teatro espresso a Napoli ed in Italia nel 900». Un piccolo-grande omaggio, perché piccola ed emozionate è la mostra, ché se si volesse documentare la vita del maggiore attore, autore e regista del ’900 non basterebbe lo spazio della grande Chiesa di Napoli. Garofalo ha messo invece insieme il ricordo degli allestimenti tra gli anni 70’ e gli ’80. Gli ultimi. Con pudore e sapienza.
Una “colonna sonora”, ricavata da musiche di scena, canzoni, composizioni care a Eduardo accompagna il visitatore. Nella Cappella della Congrega dei Bianchi è allestita una piccola “sala video” per filmati storici in bianco e nero e spezzoni delle ultime commedie realizzate da Eduardo per la RAI.
Ma non è certo un caso se la mostra si apre con una memoria scomparsa: il “camerino di Eduardo”, mitico spazio del suo Teatro San Ferdinando che accoglie i visitatori con un saluto malinconico. Perché quel “camerino” in cui Eduardo si preparava per andare in scena non c’è più. Distrutto da chi progettò il “restauro” del teatro donato da Luca De Filippo alla Città di Napoli. Ed ora l’ingegnere Luigi Vinci, presidente della Fondazione Ordine Ingegneri di Napoli offre il suo sostegno perché quel “camerino” venga ricostruito davvero, e per sempre rimanga ad alimentare la memoria di chi vi reciterà. Speriamo.