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Dal 6 al 24 maggio, La Tempesta di Shakespeare

La Tempesta_ph Lara Peviani07
 

MILANO – Elfo Puccini, sala Shakespeare, 6/24 maggio

La Tempesta di Shakespeare

uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

per attore, fantocci, figure animate e musica

 

parole e voci  Ferdinando Bruni

servi dell’isola Filippo Renda e Simone Coppo

musica, suoni e rumori

Mauro Ermanno Giovanardi, Fabio Barovero, Gionata Bettini

sculture di scena  Giovanni De Francesco

luci ed effetti  Nando Frigerio

produzione Teatro dell’Elfo

Uno spettacolo per attore, fantocci, figure animate e musica: sono sintetizzati nel sottotitolo tutti gli elementi di questa Tempesta, adattata in forma di one-man show, percorsa da una densa colonna sonora e popolata da una corte di inquietanti fantocci che danno corpo a tutti gli eroi, gli uomini e gli spiriti del capolavoro shakespeariano.

Ferdinando Bruni, “esuberante, istrionico e sottilmente ispirato”, in palandrana scura e cappello a cilindro sdrucito, è Prospero e, da solo, fa parlare tutti gli altri personaggi, mutando voce, accenti, intonazioni, cantando e sdoppiandosi senza tregua:  “è bravissimo, anima i suoi spettri, dà loro cento voci e magia teatrale, impegna la sua arte di attore appieno”.

Miranda, la figlia di Prospero, il principe Ferdinando, suo giovane innamorato, Alonso, Gonzalo, Sebastiano e Antonio sono surrogati di corpi, figure visionarie e oniriche che ricordano nelle dimensioni le marionette giapponesi del Bunraku. Sono stati creati assemblando materiali di recupero – pezzi di bambola, conchiglie, coralli, ossa, teschi –oggetti lavorati dal mare o dal tempo. Le parti dei marinai Trinculo e Stefano sono invece affidate a burattini a guanto e parlano un dialetto salentino che ne riattualizza la comicità concreta e sanguigna. Lo spiritello Ariel è un lieve fazzoletto bianco sormontato da una testolina illuminata e il mostro Calibano è un’esotica maschera da mamutones indossata da Bruni-Prospero, ci appaiono come vere e proprie emanazioni del grande mago.

Gli interventi musicali e sonori, creati in stretta relazione con il progetto drammaturgico, contribuiscono in modo determinante a fare di questa Tempesta uno spettacolo incantato e struggente. Sono firmati da Mauro Ermanno Giovanardi, voce e autore dei La Crus, da Fabio Barovero, creatore dei Mau Mau, della Banda Jonica e autore di colonne sonore, e da Gionata Bettini.

La Tempesta è l’ultima opera di Shakespeare, un addio al teatro, all’arte, alla vita, un distacco sereno, un bilancio, una riflessione sui temi dell’amore, del perdono e della morte. Tutto si compie, si chiudono i conti, si rimarginano le ferite, si garantisce che il miracolo dell’amore perpetui la vita dopo di noi e si lascia che le cose finalmente fluiscano.  Le tempeste si placano, le parole tacciono e diventano musica, le marionette tornano nelle loro casse, le navi ripartono cosicché l’isola, dove Prospero ha ordito le sue trame di vendetta e perdono, torni a essere dominio degli spiriti.

 
 
 

DALLA RASSEGNA STAMPA:

 

Bruni entra in scena come un nero imbonitore da fiera su un carro nel quale è esposta la mercanzia della sua anima, i fantasmi che hanno popolato la sua esistenza: inquietanti marionette e fantocci… Ferdinando Bruni è bravissimo, anima i suoi spettri, dà loro cento voci e magia teatrale, impegna la sua arte di attore appieno per far vivere questa Tempesta enigmatica e oscura come un incubo ma pervasa da una sofferta malinconica e liberatoria consapevolezza

Magda Poli, Corriere della Sera

 

Questo inserimento delle marionette a mio avviso è l’aspetto più interessante dello spettacolo: operare con strumenti del genere per chi non vi è avvezzo rischia di tradursi in un gioco banale. Qui il pericolo è schivato alla grande, e non solo per l’aspetto che l’artista Giovanni De Francesco ha dato alle sue sculture di scena, che sono macabre, mostruose con piccoli teschi al posto delle teste, arti ossuti e scarnificati… Ancora più affascinante, di fatto, è il modo in cui questi esserini da incubo sono manovrati “a vista” da protagonista e da due assistenti nello stile del Bunraku. (…)

Un Bruni davvero in continua crescita: esuberante e istrionico quando canta, quando fa parlare i suoi fantocci, quando ardisce seguire le orme di Carmelo Bene recitando con vari accenti tutti i ruoli, sembra però più sottilmente ispirato nei momenti in cui esce dalla parte per restare solo con quell’Ariel e quel Calibano  che sono come emanazione della sua anima.

Renato Palazzi, Il sole 24 ore

 

Un trionfo meritato che condivido. Bruni che dà voce e maneggia qualcosa come 18 personaggi-marionette, si propone come erede legittimo di Carmelo Bene e, già straordinario interprete di sdisOrè, si conferma come ideale continuatore della drammaturga di Testori. Coerente e compatto nella sua originalità, l’allestimento figura a pari livello con le più riuscite rielaborazioni di questo capolavoro.

Ugo Ronfani, Il Giorno

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