Qualche giorno fa si è conclusa la Mostra internazionale del cinema di Venezia che, nel corso degli anni, ha premiato film amati, soprattutto dalla critica, e guardati con diffidenza dal pubblico dei cinefili.
Uno dei film, vincitore del “Leone d’oro che ha avuto un discreto riscontro di pubblico è Michael Collins interpretato da un Liam Neeson talmente convincente da aver vinto la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile e guadagnato diverse nomination a numerosi premi fra i quali l’Oscar, il Golden Globe e il Bafta.
La storia racconta della nascita della repubblica d’Irlanda vista attraverso gli occhi di un gruppo di giovani oppositori guidati da Michael Collins che riveste il ruolo di capo militare mentre nel ruolo di capo politico c’è De Valera, politico di professione, incaricato di trattare con gli inglesi al fine di ottenere la fine dell’occupazione ed interpretato Alan Rickman.
Nel corso della storia, alquanto romanzata, ad attentati sanguinosi si susseguono le reazioni degli inglesi che, nonostante tutto, si rendono disponibili ad iniziare una trattativa a cui parteciperà una delegazione guidata proprio da Michael Collins che, dopo numerosi tentativi, accetta un accordo con cui si riconosce l’autonomia dell’Irlanda senza, però, quella della Nord, e subordinandola ad un giuramento di fedeltà al re.
In parlamento la fazione che fa capo a De Valera perde per sette voti e ritira i suoi rappresentanti dando inizio ad una guerra civile a cui il protagonista cerca di opporsi finendo per morire, ucciso, nella Contea di Cork, mentre tenta di incontrare proprio De Valera allo scopo di porre fine alle ostilità.
Nel film c’è spazio pure per una storia d’amore che vede coinvolti due amici innamorati della stessa donna, miss Kiernan, che, alle fine, dopo aver scelto Collins non arriverò a sposarlo.
Consiglio la visione di questo film a tutte quelle persone che, come me, amano la storia ed assegno 3 stelle su 5; il personaggio principale, Michael Collins, è un eroe discusso così come i critici hanno definito storicamente fazioso questo lavoro di Neil Jordan che guarda con occhi troppo favorevoli l’operato degli irlandesi dimenticando che la guerra non si fa mai da soli.
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